Nella vita di alcuni uomini vi sono momenti, in cui essi sentono vacillare tutte le loro certezze, venir meno tutte le loro luci, tacere le voci delle passioni e degli affetti e di quanto altro animava e muoveva la loro esistenza.
Ricondotto al proprio centro, l'individuo avverte allora a nudo il problema di ogni problema: Che sono io? Sorge allora, quasi sempre, anche il senso che tutto ciò che si fa non solo nella vita ordinaria, ma altresì nel campo della cultura, in fondo serve solo per distrarsi, per crearsi la parvenza di uno scopo, per aver qualcosa che permetta di non pensare profondamente, per velare a sé stessi l'oscurità centrale e per sottrarsi all'angoscia esistenziale. In alcuni casi una crisi del genere può avere un esito catastrofico. In altri si reagisce. L'impulso di una forza animale che non vuol morire si riafferma, inibisce ciò che è balenato attraverso esperienze siffatte, fa credere che si tratti solo di un incubo, di un momento di febbre della mente e di squilibrio nervoso. E ci si va a creare qualche nuovo accomodamento, per tornare alla "realtà". Vi è poi chi scarta. Il problema esistenziale, che egli ha sentito, per lui - imponente ad assumerlo per intero - diviene "problema filosofico". E il gioco ricomincia. Con un qualche sistema di speculazione, si finge luce nell'oscurità e si dà nuova esca alla volontà di continuare. Un'altra soluzione equivalente è il passivo rimettersi a strutture tradizionalistiche, a forme dogmatiche svuotate di un contenuto vivente e presentatesi come semplici complessi dogmatici e devozionali. Altri, però, tengono fermo. Qualcosa di nuovo e di irrevocabile si è determinato nella loro vita. Il circolo chiusosi intorno a loro intendono spezzarlo. Essi si staccano dalle fedi, si staccano dalle speranze. Vogliono dissipare la nebbia, aprirsi una via. Conoscenza di sé e, in sé, dell'Essere - ciò essi cercano. E un tornare indietro per essi non c'è. Questo è uno dei modi con i quali, soprattutto nell'epoca moderna, alcuni posso avvicinarsi alle discipline che, in genere, sono designate come iniziatiche. Altri, invece, sono condotti allo stesso punto da una specie di ricordo e di naturale dignità, suscitante la sensazione netta che questo mondo non è il vero mondo, che esiste qualcosa di più alto di questa percezione dei sensi e di quanto trae origine dall'umano. La visione diretta della realtà, come in un completo risveglio, è ciò a cui essi aspirano. Nell'uno come nell'altro, ad un tratto ci si accorgerà di non essere soli. Si sentiranno, vicini, degli altri, giunti per un'altra via - o che forse sempre erano là. E si apprenderà la loro verità: Di là dall'intelletto raziocinante, di là dalle credenza, di là dai sentimenti, di là da ciò che oggi vale in genere come cultura e come scienza, esiste un sapere superiore. In esso cessa l'angoscia dell'individuo, in esso si dissipa l'oscurità e la contingenza dello stato umano di esistenza, in esso si risolve il problema dell'essere. Questa conoscenza è trascendente anche nel senso che essa presuppone un cambiamento di stato. Non la si consegue che trasformando un modo di essere in un altro modo di essere, mutando la propria coscienza. Trasformarsi - questa è la premessa delle conoscenza superiore. La quale non sa di "problemi", ma solo di compiti e realizzazioni. Tali realizzazioni vanno intese come qualcosa di positivo. Come presupposto qui vale uno sguardo capace di considerare solo il concreto, reale, denudato rapporto di sé con sé e col mondo. Per l'uomo moderno in specie, tale rapporto è quello condizionato, estrinseco e contingente proprio allo stato fisico di esistenza. Quanto alle varietà di ciò che da tempo viene chiamato "spirito", esse troppo spesso sono una semplice controparte dell'esistenza fisica, tale che con tutti i suoi valori- bene e male, vero e falso, superiore ed inferiore . non muta quel che l'Io è, come uomo, nella gerarchia degli esseri. Ecco perché occorrono una crisi e un brusco rivolgimento. Ecco perché è necessaria la forza di mettere da parte tutto, di staccarsi da tutto. La mutazione della propria struttura più profonda è ciò che solo conta ai fini della conoscenza superiore. Questa conoscenza - la quale è ad un tempo sapienza e potenza - è essenzialmente "non-umana" e ad essa si perviene per una via presupponente il superamento attivo ed effettivo, ontologico, della condizione umana.
Introduzione alla Magia quale scienza dell'Io
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