Come le compagnie delle arti, le compagnie delle armi erano associazioni di cittadini appartenenti al ceto mercantile ed artigiano,
e le une e le altre costituivano la base di quel governo popolare che si era stabilito a Bologna nel 1228.
In tutte le città in cui tenne il governo, il popolo ebbe un'organizzazione militare che fu il mezzo più sicuro per una sua ascesa politica e
per la conservazione del potere.
Tra tutte le più note se non le meglio conosciute, sono le compagnie bolognesi, le uniche - per quanto si sa - che abbiano assunto forma
di associazione volontaria giurata e che abbiano avuto degli statuti.
I soci di esse giurano di prestarsi scambievolmente aiuto in tutte le contingenze della vita e di assolvere in comune all'adempimento di
certi doveri religiosi; ma il mutuo soccorso non è che uno degli scopi dell'associazione: essa ha un altro scopo trascendente l'interesse dei
singoli:, "il pacificum et bonum statum" del comune e del popolo di Bologna, che si può raggiungere con l'accordo dei soci, con l'obbedienza
ai capi delle rispettive società e al capitano del popolo, in pace e in guerra. Essi combatteranno in campo aperto i nemici del loro comune e si
schiereranno armati contro quei cittadini turbolenti e faziosi, che con le loro furibonde inimicizie continuamente agitano la città.
Nei primi anni del Trecento, le compagnie conservano tutto il vigore e l'importanza che avevano avuto nel Duecento; poi cominciano a decadere con
il decadere della libertà cittadina.
Fin dal 1183, Bologna era divisa in quattro quartieri, ciascuno dei quali formava dal tempo più antico un'unità amministrativa dotata di una
certa autonomia, e si suddivideva in altre minori unità, le contrade.
A capo di ciascuna contrada erano dei ministrali, eletti ad brevia dai vicini e da essi stipendiati. Il numero variava in relazione alla
suddivisione ecclesiastica che prevedeva consorzi al posto dei quartieri, cappelle, morelli e quartiroli. Pertanto la cellula amministrava
spesso si identifica con l'unità minore religiosa corrispondente.
Nel 1250 ogni cittadino atto alle armi, dai diciotto ai sessanta anni, doveva farsi iscrivere nelle venticinquine o nelle decine della sua contrada,
a seconda che egli doveva militare come fante o cavaliere; uno dei venticinque e uno dei dieci aveva la carica di capitano. La compilazione era
affidata agli anziani. Le divisioni topografiche della città stanno dunque alla base delle unità militari che costituivano l'esercito.
Dopo varie vicissitudini che le vedono estromesse dal governo della città, nel 1274 troviamo la suddivisione delle venti Società:
Quartiere di P. S.Pietro: | Drappieri, Leopardi, Spade, Sbarre, Vai |
Quartiere di P. Stira: | Aquila, Branca, Grifoni, Leoni |
Quartiere P. S. Procolo: | Castelli, Quartieri, Schise, Traverse |
Quartiere di P. Ravegnana: | Balzani, Chiavi, Dragoni |
Dei Quattro Quartieri: | Beccai, Lombardi, Stella, Toschi |
e nel 1260-62 erano già diventate ventiquattro. La più antica Società che conosciamo è quella dei Balzani di S. Stefano: essi occupavano nel 1231 via S.Stefano con le sue diramazioni verso Via Castiglione e verso Via Maggiore, Via S. Vitale e le traverse che le univano. Da Soli, i Balzani coprivano tre quarti del quartiere di Porta Ravegnana. La Società delle Traverse occupavano il quartiere di S. Procolo e si intrecciavano con le Società dell'Aquila e dei Delfini che erano topograficamente meno estese.
Nate a proteggere l'individuo e la pace cittadina, indipendentemente da ogni preconcetto di partito, queste associazioni si trasformano ad un certo momento in organi di azione politica, come le compagnie delle arti. Questo le portò in alcuni casi a contrapporsi tra di loro come avvenne ad esempio nei disordini del 1274 con quaranta giorni di combattimenti nelle vie e nelle piazze a seguito della cacciata dei Lambertazzi che erano una fazione cittadina.
Il cambiamento della politica interna ed i suoi riflessi su quella esterna, toccavano e sconvolgevano i rapporti che mercanti ed artigiani avevano con le città vicine. Nel rinascere degli antichi contrasti, la direzione degli affari sembra sfuggire al popolo e raccogliersi nelle mani di poche famiglie bianche e ghibelline, Guastavillani, Solòdanieri, Dallo Spedale, da Ignano. L'assenza delle compagnie delle armi non è senza significato; è il primo segno di quel disinteresse, di quel distacco dalla politica che colpisce ad un certo momento i comuni. Ma, nonostante ciò, le compagnie d'armi sono ancora vive e vitali, prendono parte attiva ai tumulti che alla fine del 1305 ed al principio del 1306 abbattono i guelfi bianchi per ristabilire il dominio dei guelfi puri. Sette società d'armi - Aquila, Branca, Grifoni, Leoni, Spade, Stella e Beccai per l'arme si sono distinte in questa circostanza, essa hanno stretto anzi una lega che ha come sempre, a prole, lo scopo di tutelare l'onore e il "bonum statum" del Comune e del Popolo di Bologna. Esse prendono parte ai tumulti che poco dopo - nel Maggio 1306 - espellono da Bologna il cardinal legato Napoleone Orsini, sospetto di favorire i ghibellini.
Dopo avverse vicende politiche, le vedono perdere l'importanza politica delle Compagnie delle Armi, nel 1352 nei nuovi statuti, fatti al tempo di Giovanni Visconti, non si parla più delle compagnie. Poi, le migliorate condizioni della sicurezza pubblica, dell'amministrazione e della giustizia, facevano cessare uno dei primi scopi delle Compagnie delle Armi: lo scambievole aiuto contro le prepotenze dei grandi. Nel contempo la costituzione di un esercito permanente toglieva loro l'ultima ragione di esistenza.
L'iscriversi ad esse non dava più alcun vantaggio, non aveva più significato e le società, non rinnovate da elementi giovani, a poco a poco si estinguono. La prima è quella dei Leopardi, per seguire con quella dei Leoni, dei Grifoni e così via.
Finisce così la storia delle Compagnie delle Armi, che in centocinquat'anni avevano giovato al popolo di Bologna ed erano intervenute in modo determinante nella sua politica.
SOCIETA' DELL'AQUILA |
statuti 1255 - "quod quartiera fiant" - divisa in quattro quartieri di S. Salvatore, S. Antolino, S. Bartolomeo in Palazzo, S. Martino. |
Ricostituitasi a Bologna con la denominazione Società d'Arme dell'Aquila.
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Fonte: Gina Fasoli - Le Compagnie delle armi a Bologna - Zanichelli 1933
Immagini: rielaborazione grafica immagini di G.A.Embleton - Italian Medieval Armies 1300-1500 - Osprey Publishing