"Lo sport non è che un paradigma della vita, giusto?" sostiene il narratore del romanzo di Richard Ford, Sportwriter, "Altrimenti, a chi
potrebbe importarne qualcosa?" Ciò vale anche per la scherma? Se la si può forse definire lo sport più romantico, bisogna riconoscere che
si tratta di una simulazione molto vicina alla realtà dell'omicidio a mano armata.
Sin dal III millennio a.C. il linguaggio è ricco di metafore e aforismi legati a immagini di colpi inferti con la spada.
Ci diamo la mano per far vedere che non intendiamo impugnare la spada; un gentiluomo offre a una signora il braccio destro
perché un tempo la spada si portava sul fianco sinistro; il soprabito da uomo si abbottona da sinistra a destra perché così un
duellante poteva sbottonarsi con la mano sinistra, vale a dire quella non armata. Nella Camera dei Comuni di Londra la distanza
tra i seggi dei due partiti principali è pari alla lunghezza di due lame di spada, e ancora oggi nell'armadietto di ogni parlamentare
c'è un laccio di seta cui appenderla. I piloti kamikaze giapponesi non si separavano dalle loro spade da samurai nemmeno a bordo dell'aereo.
Fin dai tempi più antichi, dalla Cina e dal Giappone in Oriente alla Persia, alla Grecia e a Roma, la spada è stata simbolo di giustizia,
potere e autorità legittima. Toccando un uomo con la spada lo si crea cavaliere, spezzando la sua se ne decreta la caduta in disgrazia.
La consegna di una sola spada ha siglato la resa di interi eserciti. Le spade sono state utilizzate come moneta e perfino a scopo curativo.
Il progetto della Torre di Babele prevedeva che sulla sua sommità fosse posto un idolo con una spada in pugno, come a voler sfidare qualsiasi
divinità pretendesse di regnare nei cieli.
Nel corso dei secoli la spada è stata considerata il più bel dono che si potesse fare e il bene di famiglia più carico di emozioni e di storia,
da trasmettere di generazioni in generazione. A volte le spade sono state sepolte insieme con il loro proprietario, perché lo proteggessero
nell'aldilà.
In quanto strumenti atti sia a prendere, sia a difendere la vita, spesso sono abbellite da memento mori o da iscrizioni di carattere religioso.
In Giappone, dove la scherma è fra le discipline classiche dello zen, le lame recano invocazioni alle potenze del buddismo. Intorno al 100 d.C.,
Tacito narra di come una coppia sul punto di sposarsi si fosse scambiata delle spade in qualità di dono nuziale.
Quattordici secoli dopo, in occasione del secondo matrimonio della figlia Lucrezia, papa Alessandro VI Borgia donò allo sposo una spada consacrata.
Nel XVII secolo un importante matematico, don Juan de la Rocha, fece risalire la nascita della scherma alla creazione del mondo e alla lotta fra
angeli buoni e malvagi.
Napoleone tirava di scherma, e così pure Gorge Wahington, Charles Dickens, Voltaire, Karl Marx, Grace Kelly e Alexandre Dumas, che per I tre
moschettieri si ispirò a persone realmente esistenti. Confucio amava portare la spada, Casanova scrisse un libro sul duello. In Moby Dick, quando
Quiqueg, facendosi largo a colpi di sciabola, conduce felicemente in porto la liberazione, o meglio il parto,* del marinaio indiano Tashtego,
sprofondato nel serbatoio di spermaceti di una balena, il narratore osserva che l'ostetricia e la scherma dovrebbero costituire parte integrante
dell'educazione di un uomo.
Nel 1927, quando l'American Accademy of Motion Pictures istituì i suoi riconoscimenti annuali (nel 1931
soprannominati "Oscar"), scelse come trofeo una figura in piedi con una spada in pugno quale segno di autorità.
L'Arte della Spada
Richard Cohen
Sperling & Kupfer Editori